La lezione teorica impartita da Philidor nel secolo precedente venne ripresa in parte da due inglesi, Jacob Henry Sarratt (1772 - 1819) e William Lewis (1787 - 1870, immagine a lato). Quest'ultimo pubblicò varie opere in numerose lingue, fra cui i due pregevoli volumi di Oriental Chess, editi nel 1817. Bisogna tuttavia sottolineare che fin quasi verso il termine del XIX secolo la propensione dei giocatori di scacchi continuò ad andare in direzione di un tipo di gioco basato essenzialmente sulla tattica e sulle combinazioni spettacolari.
Il tipico giocatore "romantico" della prima metà dell'Ottocento, al pari degli scacchisti del Settecento, rifuggiva dalle considerazioni strategiche e materiali sulle forze in campo sulla scacchiera, e spesso e volentieri era alla ricerca del colpo a sorpresa, del sacrificio inaspettato e meraviglioso, della combinazione nascosta ed astuta. La tendenza al gioco tattico conduceva frequentemente i giocatori verso posizioni poco solide, che appunto più facilmente generavano la possibilità di concludere la partita in maniera spettacolare. Portabandiera di questo stile di gioco spericolato furono i maggiori giocatori dell'epoca.
Tuttavia, colui che in Inghilterra ed altrove divenne la voce ufficiale della cultura scacchistica di questo periodo fu senz'altro Howard Staunton (1810 - 1874, immagine a lato). Nato a Westmorland, nella Cumbria, si trasferì in gioventù a Londra e lì si dedicò assiduamente alle sue due passioni preferite, il teatro shakespeariano e gli scacchi. Valente giocatore, fondò la celebre rivista scacchistica The Chess Player's Chronicle, punto di riferimento per i giocatori dell'epoca.
Staunton nella sua carriera agonistica ebbe modo di incontrare e battere numerosi rinomati scacchisti inglesi e stranieri, fra cui vanno citati lo scozzese John Cochrane (1798 - 1878), i tedeschi Bernhard Horwitz (1807 - 1885) e Daniel Harrwitz (1823 - 1884) ed il francese Pierre de Saint Amant (1800 - 1872). Dai contemporanei venne tuttavia accusato di aver rifiutato di incontrare sulla scacchiera i giocatori più famosi di quel periodo, ovvero l'anglo-irlandese Alexander McDonnell (1798 - 1835), il francese Louis-Charles Mahé De La Bourdonnais (1796 - 1840) e soprattutto lo statunitense Morphy, probabilmente perché una sconfitta con loro avrebbe minato il suo prestigio di redattore del Chess Player's Chronicle.
Nel 1851 Staunton e soci organizzarono quello che può essere definito il primo vero e proprio torneo scacchistico internazionale della storia, il grande Torneo di Londra, che si tenne al Crystal Palace (foto a lato) in concomitanza con l'Esposizione Universale. Staunton partecipò da favorito, ma a sorpresa la competizione venne vinta da un allora semisconosciuto giocatore tedesco, Anderssen. Da quella volta il giocatore inglese mollò gradualmente il gioco attivo per dedicarsi all'altra sua grande passione, il teatro e le opere di William Shakespeare.
Anche nella vicina Francia emersero comunque personaggi di grande calibro, fra cui il citato Louis Charles Mahé de La Bourdonnais (1797 - 1840, immagine a lato). Nato da famiglia nobile, La Bourdonnais a vent'anni era già un giocatore formidabile. Di lui si ricorda specialmente il lunghissimo match contro il forte giocatore anglo-irlandese Alexander McDonnell (1798 - 1835) che riuscì a sconfiggere con il punteggio di +44, =14, -30 (44 vittorie, 14 patte e 30 sconfitte). Da notare che a quei tempi non era ancora in vigore l'uso degli orologi da torneo, quindi McDonnell era capace di pensare per una mossa anche un'ora e mezza! La Bourdannais si recò numerose volte in Inghilterra, senza però incrociare sulla scacchiera il famoso Staunton. Fu appunto durante uno di questi viaggi inglesi che egli morì nel 1840.
Fra le file dei giocatori francesi dell'epoca va ricordato pure Alexandre Lebreton Deschapelles (1780 - 1847). Refrattario alle nozioni teoriche, Deschapelles rimediava alle sue carenze strategiche con un innato senso tattico, dove il suo intuito per le combinazioni vincenti spesso gli permetteva di avere la meglio sugli avversari. Tipico scacchista da caffé, raccolse numerosi ammiratori per il suo gioco veloce e spettacolare. Di lui si ricorda una singolare sfida in quattro partite contro il conterraneo La Bourdonnais, che riuscì a battere (+2, =1, -1) in una curiosa variazione degli scacchi eterodossi: in sintesi, ogni giocatore giocava alternativamente con Re e Donna contro Re e otto Pedoni.
In Germania in breve tempo si impose invece lo stesso giocatore che vinse poi il celeberrimo Torneo di Londra del 1851, cioè Adolf Anderssen (1818 - 1879). Grazie a tale vittoria potrebbe essere tranquillamente considerato il primo vero Campione del Mondo di scacchi della storia. Egli, infatti, fu certamente uno dei più forti giocatori dell'Ottocento, se non il più forte in assoluto, prima dell'avvento di Steinitz. Oltre ai match da lui vinti contro numerosi forti giocatori, deve essere menzionata la lunga sfilza di importanti tornei nei quali si classificò primo: Torneo di Londra negli anni 1851 e 1862, Torneo di Amburgo nel 1869, Torneo di Barmen nel 1869, Torneo di Baden nel 1870, Torneo di Altona nel 1871 ed infine il Torneo di Lipsia nel 1876.
Altri giocatori estrosi dell'epoca furono il già citato barone austriaco Ignatz von Kolisch (1837 - 1889), che oltre a vincere i tornei di Cambridge nel 1860 e di Parigi nel 1867, fu un grande mecenate del gioco, l'oriundo ungherese Johann Jacob Löwenthal (1810 - 1876), i russi Emanuel Schiffers (1850 - 1904) e Mikhail Ivanovich Cigorin (1850 - 1908). Fu proprio Cigorin che rivelò maggiormente al resto dell'Europa la genialità della nascente scuola russa, destinata nel secolo seguente a dominare il mondo scacchistico. Nella sua carriera vinse numerosi tornei, fra cui quelli di Pietroburgo (1879), New York (1889), Budapest (1896) e Vienna (1903).
Il maggiore giocatore del periodo romantico dell'Ottocento fu però sicuramente l'americano Paul Charles Morphy (1837 - 1884). Imparò a giocare a scacchi dal padre all'età di dieci anni ed a tredici riuscì a battere nientemeno che Löwenthal, che era venuto negli Stati Uniti per un giro d'esibizione! In seguito per un po' di anni Morphy abbandonò il gioco agonistico, ma si tenne sempre informato sugli esiti dei tornei e dei match in America e nel resto del mondo.
Fu proprio leggendo il resoconto The Chess Tournament di Staunton sul Torneo di Londra del 1851 che nella mente del giocatore americano si fissò l'idea che doveva sconfiggere il redattore del The Chess Player's Chronicle per essere riconosciuto come scacchista di livello mondiale. Morphy riprese a giocare seriamente nel 1857, al Torneo di New York. Lo vinse con uno stile di gioco così brillante che la sua fama giunse velocemente oltreoceano. Non avendo più rivali in America, Morphy accettò l'invito di alcuni mecenati europei e sbarcò a Liverpool nel 1858, con la grande speranza di potersi battere con il più prestigioso degli avversari, Staunton.
Le sue aspettative andarono tuttavia deluse, poiché il giocatore inglese inventò sempre mille scuse pur di non incontrarlo! Irritato da tale comportamento, Morphy decise allora di recarsi a Parigi per giocare con i migliori scacchisti del continente, e qui ebbe anche l'occasione di incontrare in un match il famoso Anderssen, ritenuto il più forte giocatore di quegli anni. Le partite del match furono seguite con vivo interesse su entrambe le sponde dell'oceano Atlantico e l'incontro finì con una vittoria dell'americano con il punteggio di +7, =2, -2.
In Europa Morphy però si ammalò e fu costretto a rientrare in America. Qualche anno più tardi comparvero i primi sintomi di instabilità psichica ed i medici diagnosticarono in lui manie di persecuzione. Neppure due successivi viaggi in Europa gli giovarono. Morì nel 1884 ucciso da una sincope.
Nonostante la stella di Morphy abbia brillato nel firmamento scacchistico per breve tempo, di lui resterà nella storia lo stile di gioco brillante ed allo stesso tempo innovativo. Pur mettendo in gran conto l'importanza della tattica e dell'abilità di destreggiarsi fra le combinazioni, compare con Morphy un fattore nuovo, ovvero la preminenza della rapidità dello sviluppo dei pezzi sulla scacchiera durante la fase iniziale del gioco, concetto che si riallaccia ad uno dei temi fondamentali dell'odierna strategia scacchistica: la costruzione di un'idea di gioco fin dalle prime mosse della partita.